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Coach Donato

Cross Country

14 aprile 2012

Il cross – country, (letteralmente “attraverso I campi”) o semplicemente cross, costituisce la prima forma di mezzofondo: le corse prolungate su pista ne sono soltanto la derivazione sofisticata e cronometrica.

Il cross, pur avendo precorso di gran lunga la nascita stessa della pista in terra battuta ed il cerimoniale delle Olimpiadi, non figura nel programma dei Giochi. Dopo qualche presenza sporadica (nelle edizioni del 1912 – 1920 – 1924 si sono disputate delle vere e proprie gare di cross), il cross – country è stato rimpiazzato dallo steeple – chase, oggi noto come 3.000 siepi, e dalla maratona.

Il primo introduce degli ostacoli rinforzati alti 91 cm. Ed una siepe con fossato ad acqua che rappresenta un’insidia naturale: la seconda abbandona gradualmente i viottoli di campagna per diventare una gara cittadina urbana stradale.

Il cross, invece, finito il suo compito di razzo vettore, propellente e stimolatore di una nuova idea dell’atletismo, torna al suo amatissimo verde, al suo fango, al suo stile tutto college e noblesse.

La mentalità e l’atteggiamento atletico – psicologico, nascono e si sviluppano con il cross. E’ il ritorno alla varietà irripetibile dei percorsi naturali che con il suo agreste motivo ha un fascino tutto suo e che fa della corsa campestre una specialità atletica a sé stante. Anche se la stagione invernale di cross va sempre più accorciandosi, con l’avvicinarsi della gare in pista, alle gare su strada (maratona e mezza maratona) e alla parentesi delle gare indoor, le campestri hanno un’utilità tutta particolare. Qualcuno dirà che sono semplicemente un modo per far fiato e gambe. Invece su brevi distanze il cross si consiglia anche ai velocisti e agli specialisti dei concorsi. Correre sul suolo soffice fa bene a tutti indistintamente. Rinforza le caviglie, obbligando il piede ad una spinta spesso irregolare e di diversa potenza, scioglie la muscolatura dando fluidità all’azione della corsa e sottopone l’atleta all’esecuzione di atteggiamenti impensati ed improvvisi; inoltre sensibilizza il sistema cardio – circolatorio e abitua alla fatica muscolare. Vi sono stati e ci sono atleti del mezzofondo veloce e maratoneti e podisti, ad esempio Herbert Helliot, che ha impostato il suo allenamento di corsa su terreno accidentato anche in piena stagione. Il cross prepara tutte le distanze del mezzofondo. “Una buona stagione di corse campestri” disse Gordon Pirie “poi un po’ di velocità prima della pista, ed io sono a posto”. La distanza di gara, comprende tra gli 8 e i 12 km per gli uomini e tra i 4 e i 8 km per le donne, può sostituire un ottimo lavoro di resistenza, anche il corto . veloce se vogliamo, e può servire, in periodo invernale, a verificare le condizioni attuali e a stabilire ed incrementare in seguito eventuali carenze. Fare comunque delle buone gare di cross significa sicuramente conseguire dei buoni risultati in pista o su strada. Tecnicamente, quindi, il cross possiede il pregio di inserirsi in maniera progressiva e graduale in una preparazione non specifica, lasciando intatto il patrimonio nervoso di chi lo pratica: questo è uno dei motivi della sua grande diffusione e popolarità in nazioni evolute nella pratica atletica e podistica.

La parte più complicata da intendere e far capire alla gente non sportiva è proprio il valore del cross in sé. Non c’è nessun alone o motivo di eroismo nell’allenarsi quotidianamente, anche duramente, perché il tutto diventa un piacere profondo, una consuetudine d’ordine psicologico, al limite, quasi una forma di meditazione rilassante e terapeutica. Correre in piena libertà senza nuocere a se stessi, anzi…. È considerato da molti non sportivi fanatico ed anormale.

Donato D’Auria